La Casa di Bernarda Alba
Volksstück von Lorca Federico Garcia
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Bernarda Alba è una madre che cerca ostinatamente di tenere il mondo fuori dalla porta di casa, nella convinzione che solo il rigido rispetto delle regole della comunità possa offrire alle sue cinque figlie un qualche tipo di futuro. Nel suo amore egoistico, Bernarda vuole difendere ciò che ha di più caro, le sue figlie, dai pericoli di una vita che non ha pietà per i deboli. E nella campagna andalusa del novecento, una donna, giovane, senza denaro, sola, senza un padre, un fratello, un uomo qualunque che la protegga, è lessere più debole che esista. Ma le ragazze sono giovani, desiderano amare con tutto il cuore quella stessa vita della quale la loro madre vuole privarle, e la natura si rivolterà sempre contro qualunque regola che cerchi di costringerla e soffocarla. Gigi Di Luca, in questo nuovo allestimento, ha la felice idea di spostare lazione del dramma dalla Spagna degli anni 30 alla campagna del nostro Sud, calando i personaggi in un contesto non solo più familiare, ma anche, per certi aspetti, ancora molto attuale. La lingua di Garcia Lorca è stata tradotta in napoletano da Fortunato Calvino che ha lavorato sul testo cercando di arricchirlo di carnalità, alternando espressioni popolari a echi di classicità, con risultati a volte di grande effetto, ma senza tuttavia riuscire, nel complesso, a ricreare un linguaggio dallidentità coerente e definita. Lo spettacolo ha invece un sicuro punto di forza nella presenza delle Faraualla, un quartetto di bravissime vocalist che in scena diventano, di volta in volta, le voci confuse del popolo, i richiami della natura, la rivolta degli istinti, i suoni antichi della terra. Tutta lazione è immersa così in un simbolismo sanguigno e inquietante, forse a volte un po troppo sottolineato dalla ricerca delleffetto a tutti i costi, ma in genere di forte impatto, anche grazie alle scene di Oreste Zevola, sbilenche come la vita stessa dei personaggi. Bernarda Alba è una Cristina Donadio molto brava, che dà forza e carattere al suo personaggio, ma che trova il suo limite nella sua stessa bellezza, fin troppo vitale per una donna che è la negazione stessa della vita. Anche Gina Perna, nonostante la sua ottima interpretazione, è (banalmente) troppo giovane per la parte di Ponzia. Tutte molto brave le altre attrici che, nellinsieme, danno vita a un gruppo familiare vivace e tragico al tempo stesso, ricco di caratteri e accenti diversi, con i due estremi della sfacciata bellezza e gioia di vivere di Adele, Benedetta Bottino, e la triste remissività di Amelia, Ilaria Scarano, il simbolo stesso di una rinuncia sofferta, ma ormai avvenuta.